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NEWS
Sanità: Sanità integrativa - articolo sulla funzione e le caratteristiche del secondo pilastro
11.05.2018
N-117/2018
A cura di:
Avv. Alberto Breschi
Funzioni solo integrative delle polizze mutualistiche o anche sostitutive del SSN?

Pubblichiamo due recenti articoli apparsi sulla stampa di settore sul tema della Sanità integrativa e sulla sua influenza sulla spesa out of pocket.

Si ricorderà che su questi argomenti anche il nostro Studio, assieme al Presidente Bruno Biagi, aveva preso posizione circa l’opportunità di avviare un vero secondo pilastro per sopperire al deficit di risorse, sempre più marcato (pr. sito web Studio AB N-92/2018 del 7/3/2018 e D-115/2018 del 7/5/2018).

Ora viene preso in esame il tema della natura dei fondi integrativi e della loro funzione integrativa o anche sostituiva, in certi casi, dei LEA.

Secondo il primo dei due contributi, quello della Fondazione GIMBE del 27/4/2018, “ (aumento della spesa out-of-pocket - secondo l’Istat nel 2016 ) … la spesa sanitaria privata ha superato i € 37,3 miliardi di cui oltre il 90% è out-of-pocket, ovvero quasi € 34 miliardi sono a carico del cittadino con una spesa pro-capite di € 565, superiore alla media Ocse. Se tale incremento è un dato incontestabile, le varie analisi sui consumi privati in Sanità confermano che la spesa out-of-pocket solo in parte fronteggia le minori tutele pubbliche, in quanto rappresenta anche un indicatore di benessere che porta ad acquistare beni e servizi assolutamente futili, non sostenuti da alcuna base scientifica, sulla scia di consumismo, pseudo-diagnosi e preferenze individuali. Peraltro, non esiste alcuna evidenza che potenziare il secondo pilastro, ovvero aumentare la spesa intermediata, determini una riduzione della spesa out-of-pocket, che segue altre dinamiche.”.

Andrebbe chiarita la funzione dei fondi affinchè non si occupino più di Sanità sostitutiva ma solo integrativa, per non alimentare il consumismo sanitario.

Secondo il secondo contributo, che viene dal versante assicurativo, è vero il contrario.

Il bisogno di accedere privatamente alle cure non ha nulla a che fare con la Sanità integrativa sia perché è direttamente influenzato dai percorsi diagnostici e/o terapeutici definiti da ciascun medico, sia perché solo il 13% della spesa sanitaria privata degli italiani è attualmente “intermediata” da Forme di Sanità integrativa. In questa situazione, pertanto, l’accesso privato alle cure da parte dei cittadini in assenza di un sistema di sanitario integrativo non fa altro che ampliare di giorno in giorno le disuguaglianze sociali e le disparità territoriali nel nostro Paese riservando alle famiglie con redditi più capienti e/o residenti in Regioni più avvantaggiate la possibilità di rispondere a pieno alle proprie esigenze di cura.”

Pur apprezzandoli entrambi per la correttezza espositiva ci sembra più convincente il secondo.

I dati dimostrano che la sanità “mutualistica” sapientemente affiancata a quella di sistema, garantendo criteri di equità e universalità non dissimili, sarebbe meglio apprezzata da quella fetta di popolazione che rappresenta la maggioranza della spesa out of pocket.

Si tratta di prescrizioni fatte da un medico, collegate ad uno stato di malattia e di bisogno e contrastate da liste di attesa spesso troppo lunghe, da deviazioni illegittime verso la libera professione pubblica.

Conclude Vecchietti (Rbm):  “Come risolvere il problema della sostenibilità? Efficientiamo il Ssn, dotiamolo delle risorse di cui ha bisogno, insegniamogli a nuotare da solo – così che non abbia più bisogno di “salvagenti” – e affianchiamolo con un Secondo pilastro sanitario costruito sugli stessi principi di universalismo e di uguaglianza che si occupi solo ed esclusivamente di gestire e contenere la spesa sanitaria privata. Poi, se questa spesa sanitaria privata verrà ridotta perché il Servizio Sanitario Nazionale sarà in grado di intercettare parte dei bisogni ai quali oggi i cittadini rispondono privatamente, ancor meglio, vorrà dire che il Secondo Pilastro Sanitario avrà finalmente solo un ruolo effettivamente integrativo.”

Non si può non concordare.